Lectio magistralis 2

Titolo


Relatore

Lucy Johnstone


Abstract

Il tema della diagnosi psichiatrica è molto dibattuto sia tra i professionisti sia tra gli utenti. Da un lato è impossibile evitare di fare una concettualizzazione del caso per poter intervenire clinicamente, dall’altro le categorie diagnostiche proposte fino a questo momento mostrano dei problemi nella loro applicazione. 

Nel corso degli anni sono state proposte svariate alternative al modello tradizionale di diagnosi categoriale. Tra queste, ampio interesse è stato suscitato dal Power Threat Meaning Framework, sviluppato tra il 2016 ed il 2018.

Si tratta di un tentativo di delineare un’alternativa al modello diagnostico del disagio emotivo e psicologico. 

Mary Boyle e Lucy Johnstone sono tra le promotrici di questo nuovo modello.

Il Power Threat Meaning Framework (PTMF) si colloca all’interno dei modelli diagnostici alternativi, puntando a definire una nuova cornice teorica nei confronti delle difficoltà mentali, lavorando alla costruzione di una nuova narrazione di significati, in alternativa alla diagnosi fatta secondo i manuali vigenti (DSM 5 e ICD-11). Anche la medicina narrativa offre una modalità di ascolto empatico, però il PTMF allarga il campo di indagine collocando la persona all’interno di una storia complessa dove fattori individuali, familiari, sociali, economici e persino culturali interagiscono per portare inevitabilmente alla crisi attuale con i suoi sintomi e sofferenze. 

La procedura è pensata per essere utilizzata a prescindere dal setting e dall’approccio clinico. Si pone come obiettivo quello di aiutare le persone a guardare a se stesse e alle proprie difficoltà riconoscendo come quello che tradizionalmente viene definito un disturbo è in realtà il tentativo di dare senso a se stessi e al mondo e rischia di nascondere le risorse in grado di fronteggiare tali difficoltà.

Il modello nasce dal lavoro condiviso tra esperti professionisti ed esperti nell’esperienza (gli utenti destinatari della pratica clinica).

Il PTMF sostituisce la domanda cardine del modello medico “Cosa non va in te?” con quattro domande principali:

“Cosa ti è successo?”

“Come ti ha influenzato?”

“Che senso gli hai dato?”

“Cosa hai dovuto fare per affrontarlo?”.

L’obiettivo diventa quello di costruire uno schema ricorrente in forma provvisoria e interlocutoria che descriva le forme del funzionamento e del disagio della persona, permettendo di costruire una nuova narrazione basata sulla forza nel resistere alle avversità.